Con il passare degli anni le nuove esperienze, gli incontri ed una lettura diversa della società portano a ripensare in maniera differente tutto ciò che era prima accettato come assoluto, normale, ed abitudinario.
Ma non si tratta solamente di una maturazione individuale: la società cambia, evolve, e impone nuove riflessioni accolte con una più o meno grande diffidenza ed inerzia.
La goliardia, intesa come spensieratezza, allegria, assenza di ponderazione, impersonata poi da atti licenziosi, irriverenti, con lo scopo di divertire, è negli ultimi tempi un tema che genera non poche divisioni e dibattiti. Da un lato gli affezionati delle burle, votati all’ilarità ed al divertimento, irriducibili difensori della goliardia come giustificazione o attenuante di comportamenti anche eccessivi; dall’altro, i corretti, i moralisti, rigidi guardiani del rispetto delle regole, nemici giurati della goliardia, terribile ed evidente pericolo all’ortodossia della società. Nel mezzo, la maggioranza con un giudizio più sfumato, tollerante dei comportamenti goliardici dei giovani, intenti a vivere la loro primavera con vitalità e passione, distogliendo a volte lo sguardo da una stretta osservanza delle regole o dal rispetto per il prossimo.
Una benevola comprensione, riassunta dalla saggezza popolare nella frase: “Dai, so’ ragazzi!”.
E la semplificazione? Spesso è una qualità: nelle scienze, la capacità di analizzare un problema complesso e semplificarlo per risolverlo è la chiave della comprensione della natura e dell’avanzamento della tecnica. In altri campi però ha una connotazione negativa: non porta ad un avanzamento, piuttosto ad una regressione.
Nel linguaggio, la semplificazione è sinonimo di povertà di ragionamento, di mancanza di complessità ed incapacità di cogliere le sfumature dei comportamenti umani e delle dinamiche sociali.
La goliardia può avere un grande potere semplificatore, il cui valore non è univocamente definito a priori. Se da un lato la goliardia ha il merito di una semplificazione positiva della vita di coloro che la praticano (A), è tuttavia innegabile che l’evoluzione della società ha reso molti comportamenti goliardici anacronistici e non più accettabili (B).
(A) In età giovanile, il gruppo ha un valore importante per lo sviluppo dei singoli individui che lo compongono.
I legami umani forgiano la socialità, danno forza per affrontare nuove sfide e per superare le numerose difficoltà di chi si affaccia alla vita adulta. La goliardia in questo allevia la complessità dell’esistenza, sdrammatizza le criticità e rivitalizza i legami sociali. La semplificazione è positiva, la goliardia opera dei tagli e prende delle scorciatoie, si sbarazza dei canoni sociali, volge le spalle all’empatia, e riduce tutto ai minimi termini per superare gli ostacoli dello sviluppo. I comportamenti licenziosi o impertinenti sono in questo senso perdonati e tollerati, e si accumulano esperienze che saranno poi raccontate con i soliti, per il resto della vita, attorno ad un bicchiere di vino.
Ma a volte, purtroppo, le esperienze positive di alcuni sono estremamente negative per altri. E la goliardia non può semplicemente essere una mano di bianco di facile utilizzo, e piacevole alla vista, per coprire una realtà non accettabile.
(B) La goliardia presuppone infatti una base di ironia: l’atto irreverente, lo scherzo o la battuta devono anzitutto far divertire.
Ma i paradigmi dell’ironia e del divertimento variano in funzione delle persone, e sono in continua evoluzione. La società odierna dà più valore al rispetto delle minoranze, delle donne, all’attenzione per le sensibilità altrui; anche i termini sono cambiati: quello che prima veniva definito uno scherzo ad un compagno più debole, ora ha acquistato la connotazione ben più negativa di bullismo; toccare il sedere di una donna, seppur in modo rapido senza la volontà di offendere la persona, è a tutti gli effetti una molestia e non una burla.
La semplificazione goliardica tout court ha, in un mondo mutevole e relativo, un effetto negativo sulla sua accettabilità: decomplessificare un gesto o un comportamento portandolo sul piano meramente ironico, slega l’atto dal suo significato in un contesto culturale e sociale ben specifico, rendendolo grottesco e fuori luogo.
Nasce così la goliardia nutrita di atti di sessismo, di più o meno esplicita sopraffazione del più debole, e di derisione delle minoranze. Atti che potrebbero ancora portare, almeno in un primo momento, ad un sorriso d’abitudine dovuto al riconoscimento di un qualcosa che ci è stato insegnato essere divertente.
Ma subito dopo il sorriso è inevitabile un sentimento più amaro, un disagio dovuto al riconoscimento dell’anacronismo di una base ironica ormai desueta, che non deve avere posto nella società che vogliamo costruire.
[M.M.]
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