L’equilibrio di una stella

È tutta una questione di equilibrio, nelle cose celesti così come in quelle terrestri.

Quando tutto ha inizio, una palla di gas caldo di massa simile a quella del Sole sta in equilibrio tra la sua gravità e la spinta delle reazioni termonucleari nel suo ventre. La prima forza vorrebbe far contrarre la palla di gas, la seconda vorrebbe farla espandere.

Il risultato di questo tiro alla fune cosmico è ciò che chiamiamo stella.

Ma se la gravità ha tutto il tempo per aspettare, le reazioni termonucleari prima o poi finiscono: l’idrogeno disponibile per la fusione prima o poi termina. La gravità se ne approfitta e fa contrarre la stella. Il suo cuore si scalda abbastanza da far riaccendere la passione delle reazioni termonucleari. L’energia prodotta è così elevata che la stella si espande: diventa una gigante rossa.

Ma, di nuovo, è tutta una questione di equilibrio.

Ora a bruciare nel nucleo della stella non è più idrogeno, bensì elio. Questa è una reazione molto più nervosa, più instabile. Il tiro alla fune vede ora vincere la gravità, ora le reazioni nel nucleo.

La stella è altalenante, pulsa.

I suoi strati più esterni non riescono a resistere all’ampiezza di queste pulsazioni: vengono sbalzati fuori e formano una nube attorno alla gigante rossa. Man mano che la stella si spoglia, mette a nudo strati sempre più interni, sempre più caldi, finché la superficie esposta emette radiazione ultravioletta. Questa è in grado di ionizzare il materiale espulso: la nube si accende e diventa una nebulosa planetaria.

La vedi la stella al centro dell’immagine?

Lei è la gigante rossa che tiene accesa la splendida nebulosa che la circonda. Gli astronomi hanno chiamato questa particolare stella NGC 2022. Sembra quasi viva, come una cellula la cui osservazione richiede però un telescopio, non un microscopio.

Ma, ancora una volta, è tutta una questione di equilibrio.

Presto anche l’elio da bruciare termina. La gravità, non più ostacolata, compie il suo antichissimo dovere e fa contrarre la stella. Durante la contrazione non si raggiungono temperature sufficienti per innescare altre reazioni termonucleari, così la stella diventa una piccola nana bianca. Niente più radiazione ultravioletta, niente più nebulosa. Lo spettacolo luminoso dura pochissimo, non più di qualche decina di migliaia di anni.

Su scala astronomica è meno di un battito di ciglia.

Tutto questo accadrà anche al Sole, tra cinque miliardi di anni o giù di lì.

La Terra sarà scomparsa, inghiottita durante l’espansione del Sole in gigante rossa.

Per un battito di ciglia cosmico, dagli altri sistemi planetari osserveranno uno spettacolo simile a questo.

E chissà se penseranno a noi.

Chissà se capiranno che laggiù, un tempo, c’era un pianetino azzurro e verde.

Ospitava delle scimmie in grado di costruire telescopi e capire il cielo.


[F.O.]
Adattato da Chi ha paura del buio?
Featured image: The Inky Abyss

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