International Migrant Manifesto

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We have been called many names. Illegals. Aliens. Guest Workers. Border crossers. Undesirables. Exiles. Criminals. Non-citizens. Terrorists. Thieves. Foreigners. Invaders. Undocumented.

Our voices converge on these principles:

1. We know that international connectivity is the reality that migrants have helped create, it is the place where we all reside. We understand that the quality of life of a person in a country is contingent on migrants’ work. We identify as part of the engine of change.

2. We are all tied to more than one country. The multilaterally shaped phenomenon of migration cannot be solved unilaterally, or else it generates a vulnerable reality for migrants. Implementing universal rights is essential. The right to be included belongs to everyone.

3. We have the right to move and the right to not be forced to move. We demand the same privileges as corporations and the international elite, as they have the freedom to travel and to establish themselves wherever they choose. We are all worthy of opportunity and the chance to progress. We all have the right to a better life.

4. We believe that the only law deserving of our respect is an unprejudiced law, one that protects everyone, everywhere. No exclusions. No exceptions. We condemn the criminalization of migrant lives.

5. We affirm that being a migrant does not mean belonging to a specific social class nor carrying a particular legal status. To be a migrant means to be an explorer; it means movement, this is our shared condition. Solidarity is our wealth.

6. We acknowledge that individual people with inalienable rights are the true barometer of civilization. We identify with the victories of the abolition of slavery, the civil rights movement, the advancement of women’s rights, and the rising achievements of the LGBTQ community. It is our urgent responsibility and our historical duty to make the rights of migrants the next triumph in the quest for human dignity. It is inevitable that the poor treatment of migrants today will be our dishonor tomorrow.

7. We assert the value of the human experience and the intellectual capacity that migrants bring with them as greatly as any labor they provide. We call for the respect of the cultural, social, technical, and political knowledge that migrants command.

8. We are convinced that the functionality of international borders should be re-imagined in the service of humanity.

9. We understand the need to revive the concept of the commons, of the earth as a space that everyone has the right to access and enjoy.

10. We witness how fear creates boundaries, how boundaries create hate and how hate only serves the oppressors. We understand that migrants and non-migrants are interconnected. When the rights of migrants are denied the rights of citizens are at risk.

Dignity has no nationality.

***

Siamo stati chiamati in molti modi. Fuori legge. Alieni. Lavoratori con permesso di soggiorno. Clandestini. Transfughi. Ospiti indesiderati. Esuli. Criminali. Extracomunitari. Terroristi. Ladri. Stranieri. Invasori. Ignoti.

Le nostre voci convergono su questi principi:

1. Sappiamo che la comunità globale è una realtà che i migranti hanno contribuito a creare ed è il luogo in cui tutti residiamo. Siamo consapevoli del fatto che la qualità della vita di ogni persona in un determinato paese dipende dal lavoro dei migranti. Noi siamo parte di un motore di cambiamento.

2. Siamo tutti legati a più di un paese. Il fenomeno della migrazione ha più facce e non può essere risolto unilateralmente, creando una situazione di vulnerabilità dei migranti. È essenziale introdurre diritti umani universali. Il diritto di essere inclusi appartiene a tutti.

3. Abbiamo il diritto di spostarci e il diritto di non essere obbligati a spostarci. Rivendichiamo gli stessi privilegi delle imprese e delle elite internazionali, dato che a loro è accordata la libertà di viaggiare e stabilirsi ovunque desiderano. Tutti siamo degni di avere opportunità e possibilità di progresso. Tutti abbiamo il diritto ad una vita migliore.

4. Crediamo che la sola legge che meriti rispetto, debba essere al di là di ogni pregiudizio, a protezione di tutti, ovunque. Nessuno escluso. Nessuna eccezione. Noi condanniamo la criminalizzazione della vita dei migranti.

5. Noi affermiamo che essere un migrante non significhi appartenere ad una specifica classe sociale, nè essere portatori di un particolare statuto legale. Essere migranti significa essere esploratori; significa movimento, e questa è la nostra condizione comune. La solidarietà è la nostra ricchezza.

6. Noi riconosciamo che ogni singolo individuo con diritti inalienabili è il barometro della civilizzazione. Ci identifichiamo con la vittoria dell’abolizione della schiavitù, con il movimento dei diritti civili, con la promozione dei diritti delle donne, con il conseguimento dei diritti della comunità LGBT. E’ nostra responsabilità urgente e nostro dovere storico fare sì che i diritti dei migranti siano il prossimo trionfo nella ricerca della dignità umana. È inevitabile che il trattamento miserabile verso i migranti oggi, diventi il degrado di tutti domani.

7. Affermiamo il valore alto dell’esperienza umana e della capacità intellettuale di cui i migranti sono portatori, come del lavoro che svolgono. Rivolgiamo un appello per il rispetto del sapere culturale, sociale, tecnico e politico proprio dei migranti.

8. Siamo convinti che il regolamento dei confini internazionali debba essere di nuovo immaginato al servizio dell’umanità.

9. Comprendiamo la necessità di rilanciare il concetto di beni comuni, di terra e di spazio a cui ognuno ha il diritto di accedere e di godere.

10. Siamo testimoni di come la paura crea confini, di come i confini creano odio, e di come l’odio serva solo agli oppressori. Sappiamo che migranti e non migranti sono interconnessi. Quando i diritti dei migranti sono negati, i diritti dei residenti sono a rischio.

La dignità non ha nazionalità.


[Immigrant Movement International – Partido del Pueblo Migrante, November 2011]
Featured image: Achille Beltrame, “La singolare emigrazione di questi dì: l’arrivo e la partenza degli emigranti meridionali dalla stazione di Milano per il Canadà”, on La Domenica del Corriere (April 7, 1907)

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