Tom e Nance

Fine giugno 2011, Sanlitun, Pechino. Pranzo con un amico, ci raccontiamo le vicende e i pensieri degli ultimi mesi. Mi capita di citare un libro appena letto. Parlava di America.

“Conosco Tom dal 1957, quando eravamo due piccoli bifolchi che arrivavano in quella che oggi viene chiamata scuola media.

Come moltissimi proletari dell’America profonda, Tom è una contraddizione vivente. A 58 anni è supervisore alla Rubbermaid e fa da mentore per gli operai più giovani. Ha le gambe lunghe, si veste in jeans, con un’enorme fibbia da cowboy sulla cintura che gli accentua il pancione (ai redneck di sesso maschile andrebbe vietato l’uso di accessori), e ha un sorriso rude e sardonico nel dire cose come: «Vinceremo la guerra contro il terrorismo quando eleggeremo un uomo con palle a sufficienza per usare l’atomica».

Cose che ha fatto Tom: caricare bombe e missili a Nha Trang, durante la guerra del Vietnam, dove si sfondava di erba; diplomarsi come elettricista in un corso aziendale di un anno finanziato dal fondo formazione per veterani; gestire la piccola società di costruzioni per qualche anno; rinascere in Cristo nel 1976 (anche se l’effetto sembra essere un po’ evaporato da allora). Il bourbon Jim Beam e il Partito Repubblicano gli piacciono “lisci” (quanto al primo dice: «Dio proibisce di ubriacarsi, non di bere»). Al lavoro la sua radio è sempre sintonizzata su talk show di destra, a casa guarda prevalentemente la Fox. Come molti operai da queste parti, Tom non sa bene la differenza fra la Camera dei rappresentanti e il Senato. La sua visione della democrazia è che l’opinione di chiunque, informata o meno, ha lo stesso peso. Non è mai venuto a contatto con un sindacato, non ha mai frequentato una lezione all’università e non si aspetta molto dalla vita.

Nel mondo di Tom, «i lavoratori sindacalizzati che vengono pagati quaranta dollari l’ora non sono lavoratori», sono «stronzi ingordi che fanno salire il prezzo delle auto americane, e così noialtri non ce le possiamo permettere». Non importa che siano pochissimi i lavoratori sindacalizzati che guadagnano 40 dollari l’ora.

Nessuno parla ad americani come Tom di sanità per tutti o istruzione per tutti, di congedi parentali retribuiti, case a prezzi accessibili, sussidi di disoccupazione, buoni viveri o servizi per l’infanzia. Questi sono entitlements (diritti acquisiti) vergognosi («Altri regali del governo», secondo Tom). Fronzoli. «Lussi di cui in realtà non abbiamo bisogno, perché siamo abituati a cavarcela bene senza. Se questi qua li vogliono davvero, basta che alzano il culo e lavorano per averli, come faccio io».

Nance Willingham è manovratrice di carrello elevatore alla Rubbermaid. Trentatré anni, graziosa faccia da montanara e mamma single che cresce due bambini con l’aiuto della madre, Nance è qualificata per manovrare un carrello elevatore a forca retrattile, un tipo di carrello che può caricare fino a sei metri di bancali, in altezza e in lunghezza. Trattandosi di lavori che richiedono impegno fisico, le donne sono una presenza piuttosto rara alla Rubbermaid, quindi quelle single e divorziate che lavorano nella fabbrica sono oggetto di grande interesse dal punto di vista sessuale.

Attiva nella sua chiesa, Nance non beve e raramente esce con degli uomini. Come prevedibile, è antisindacato e antiaborto, ed è solo vagamente consapevole dell’esistenza della NOW (National Organization for Women, la più grande organizzazione femminista degli Stati Uniti), che nella sua mente viene catalogata come “un mucchio di lesbiche giù della Costa Ovest”.

Nance è repubblicana più o meno per inerzia. Non si vede come tale, ma ogni volta mette la croce sul partito dell’elefantino. Per via della sua casta di appartenenza – proletaria povera, meridionale, diploma di scuola superiore, cristiana fondamentalista – non conosce di persona nemmeno un elettore democratico. In parte perché la maggioranza dei liberal di ceto medio non si trova a proprio agio con persone come Nance. Lei vive in una casa prefabbricata vicino all’interstatale e tira su due bambini, uno dei quali è affetto dalla sindrome da deficit di attenzione e iperattività, è mezzo nero ed è il figlio del suo ex e della precedente moglie. Nance manda i ragazzi in una Christian academy, grazie a una borsa di studio.

Non c’è nessuna giustificazione valida per il riflesso automatico con cui così tanti a sinistra, negli ultimi trent’anni, hanno snobbato e ignorato l’incertezza e l’insoddisfazione di persone come Tom e Nance. Se la sinistra avesse identificato e affrontato questa insoddisfazione per tempo, se avesse contrastato le falsità usate dai repubblicani per dar conto di tale stato d’animo, se avesse ascoltato, invece di bollare convenzionalmente l’angoscia dei colletti blu come manifestazioni di “archiebunkerismo“, e magari avesse offerto qualche soluzione accattivante, comprensibile e pratica, forse fino a non molto tempo fa avremmo assistito a qualcosa di meglio delle menzogne e delle razzie messe in atto dal trust repubblicano.

Il messaggio repubblicano, anche se pieno di fandonie, era accessibile per Nance. I democratici non avevano nessun messaggio. Ora come ora, Nance non ha nessuna leadership politica che la rappresenti. Nessuno difende gli interessi di gente come lei.”
(adattato da Joe Bageant, Deer hunting with Jesus, 2007).

Giugno 2011. Da italiani ancora nel pantano, riuscivamo a scorgere Tom e Nance anche con quattro anni di distanza.

Che fine hanno fatto Tom e Nance? Stanno bene.

Michael Moore ha scritto di loro, qualche mese fa, dopo essersi fatto conquistare dall’idea che scherzassero nel dire certe cose.

Non è stato l’unico a non prenderli sul serio.

Tom e Nance odiano ancora il Partito democratico. Che ricambia.

Lo odiano perché sono poveri, più poveri. Ma anche per una lunga serie di altri motivi. Non tutti razionali, non tutti accettabili.

Tom e Nance votano per l’Elefante.

Ma Tom e Nance non sono come tutti gli operai americani.

Tom e Nance sanno quello che vogliono.

Tom e Nance vogliono cambiare le cose.

Tom e Nance vanno sempre a votare.


[F.O.]
Featured image:
Rod Penner“Holiday Travel / Clifton, TX” (2000)

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