E al di fuori di me? Cosa c’è, cosa si vede da fuori?
Un bombardamento, sia dal basso che dall’alto.
Centinaia e centinaia di tuffi, di vortici bianchi che si accendono intermittenti per iniziare la rincorsa verso il fondale.
I corpi chiari, come bombe inanimate e pronte ad arrugginirsi per decenni nella sabbia, non possono avvertire la presenza degli altri, beati delle loro tre illusioni.
Non si schizzano, si sfiorano il giusto per non toccarsi, ignorarsi. Le bolle che generano si perdono lontane fra loro.
Un ordigno è uguale e opposto ad un uomo.
Nasce per distruggere, non per creare, per dividere e non per unire, ma vive come lui nell’illusione più grande, quella dell’unicità.
Ogni bomba crede di essere risolutiva, la chiave di volta, che permetterà di mettere fine al conflitto ed entrare nella storia.
Poi arriva il momento del lancio e con quello, nel cadere in un lungo e quasi comico fischio, la consapevolezza di non riuscire a centrare il bersaglio, probabilmente.
E inizia la discesa verso il fondo.
Se ti dice culo fra qualche decennio qualcuno, chissà per quale motivo, verrà a chiedere di te e rispolvererà la tua storia, maneggiandoti con cura.
Intanto non arriva, non la sento.
Continuo a scendere e apro meglio gli occhi.
Vedo il Buio sempre più profondo e la debole luce azzurra sempre più lontana, ma la distanza mi scorre addosso come l’acqua del Mare.
Le certezze sulle scorte, ormai insignificanti, mi guidano verso il letto dell’oceano. M’incastro tranquillo tra le basse dune del fondale, cui lo sposalizio nega qualsiasi forma di vita.
Il petalo di ceramica si è arreso, non ha visto motivo per riaccendersi.
Se lo toccassi, magari con una schicchera dispettosa, restituirebbe un suono sordo, quasi fosse di ceramica.
Incagliato, freddo, le membra ormai rigide, chiudo definitivamente gli occhi già a mezz’asta e caccio via, svogliato, la mia ultima bollicina di respiro.
[F.O.]
Featured image: Time Bomb, Jason de Caires Taylor, depth 4-8m, MUSA Collection, Mexico -underwatersculpture.com