La mente è un luogo strano. Tra tutti i luoghi, forse è quello più nettamente bipartito.
Una soglia bassa, di marmo consumato, separa due stanze tra loro diversissime.
Da una parte le sicurezze, la consapevolezza, la conoscenza, la memoria, l’impegno, la costruzione, i progetti, tutti magneti per ogni forma di catena e di compromesso razionali. È una stanza tinteggiata di celeste chiaro e bianco, con dettagli oro e finestre ampie.
Dall’altra l’oblio, la precarietà, la dimenticanza, ogni genere di limbo e indecisione, ogni sprazzo emotivo e irrazionale, ogni paura e istinto di distruzione, ogni voglia di fuga e di pazzia, il disimpegno e l’irresponsabilità, il disinteresse e la creatività. Li vedete anche voi i motivi, i dettagli rossi e neri, le luci al neon?
La facilità con cui il mio sottilissimo filo oltrepassa la soglia è stupefacente.
Oscilla come un pendolo, vaga tra le stanze come una mamma indaffarata nei preparativi per il cenone di Natale. Nell’ondeggiare, lacera le pareti come un filo di diamante, espone le stanze a qualsiasi spiffero, le riempie d’infiltrazioni. Acqua da tutte le parti.
Vedete, laggiù l’oceano è il deserto.
Le onde e le correnti, invisibili nel Buio, si prestano ai miraggi come dune infuocate e riarse.
E la mente, fragile, permeabile alle azioni e al giudizio degli altri, si fa tentare.
Com’è normale, però, qui le illusioni sono capovolte. Niente fonti zampillanti, ombre, frutti succosi. Niente venticello fresco.
Qui il miraggio più potente è calore, è corrente del Golfo, è il suolo rigido che ferma il vorticare dei piedi.
E la mente, debole, influenzata dai bisogni e dai tempi degli altri, cavalca le visioni.
Prova ad allungare le membra su prato assolato, in cerca di riposo, ma riceve in cambio solo la sveglia.
Una fitta lancinante, ghiacciata, che taglia il respiro da sotto il costato.
Un vortice gelato mi riporta alla realtà.
Pensavo stessi risalendo.
Anzi, pensavo avessi già concluso, credevo di potermi già riposare e sgranchirmi verso il prossimo tuffo.
Pensavo fosse finita.
Come potevo? Saltar le fasi non si può, lo so.
Eppure una voce l’ho avvertita, lo giurerei. Lontana, giocosa.
Me ne accorgerò, quando sarà.
Non è finita, ancora.
Non è finita la discesa.
[F.O.]